Duemilaventi. Lo spazio pubblico di Piazza Tevere come desiderio da rilanciare
di VALERIA SASSANELLI
Le piazze d’Italia nel duemilaventi, spazi pubblici rumorosamente vuoti e silenziosi. Se ne parla, se ne vedono le immagini, si percepisce la loro presenza senza vita, senza persone. Le piazze d’Italia di De Chirico, immagini che fanno il giro del mondo assieme a quelle reali, oggi così simili.
Lo spazio pubblico durante la pandemia è il desiderio proibito. Forse abbiamo ritrovato la semplicità del suo significato: necessità. Necessità di incontro, socialità, opportunità, movimento, uguaglianza, condivisione. Necessità di non avere confini. È vitale e lì si percepisce il tempo che scorre. Ora lo sappiamo, ma il tempo è sospeso.
Piazza Tevere rappresenta il desiderio e i tanti tentativi di essere spazio pubblico. Un luogo accessibile a tutti, che ha l’ambizione riconosciuta di diventare “piazza”. Una “piazza intermittente” e creativa che ogni volta inscena sé stessa e la sua riscoperta ma che più spesso è marginale, in attesa. L’attesa è la promessa di esistere in modo diverso da quello già visto, consumato e omologato di tante altre piazze, nel quale rischiamo tutti di tornare presto.
14 aprile 2020
Immagine:
Tevere Day 2019. Foto di Valeria Sassanelli