Agorà del silenzio
di EMMA TAGLIACOLLO
La piazza può essere considerata ancora oggi uno luogo della comunità? Abbiamo dato per scontato la sua libera fruizione, la sua presenza nella città come spazio di incontro, di manifestazione, di rappresentazione, come elemento distintivo delle nostre città, come luogo dedicato all’aggregazione. Oggi invece il riferimento comunitario della piazza sembra essere abbandonato, sostituito repentinamente dall’icona dell’assenza. Come piazza San Pietro il 28 marzo scorso, con papa Bergoglio che prega da solo per la fine dell’epidemia nella monumentale piazza disegnata da Bernini, simbolo dell’architettura barocca, fulcro della comunità cattolica, tappa irrinunciabile di ogni turista. O ancora piazza Venezia, con il Presidente Mattarella che percorre le scale del Vittoriano per ricordare il 25 aprile, anche qui solo, senza la partecipazione dei cittadini. Infine piazza San Giovanni, il primo maggio, priva della musica che vitalmente accompagna la festa dei lavoratori, vuota di presenze.
Il tempo che abbiamo vissuto, privi dello spazio pubblico della piazza, ci fa riflettere su ciò di cui abbiamo assoluta necessità, sul fatto che lo spazio urbano è caratterizzato anche dalla presenza dell’uomo e dalle relazioni che mette in moto.
Piazza Tevere in questo senso è il luogo della creatività, che ha accolto gli artisti e le diverse comunità che hanno adottato questo luogo, che a sua volta ci ha accolto e ci attende, magari per una passeggiata in una giornata di felicità oppure in quella dolorosa in cui abbiamo perso una persona a noi cara.
Primo maggio 2020
Immagine Simone Dibenedetto © 2019